Pansessualismo, cioè riconoscere nell'istinto sessuale l'origine e la causa primaria del comportamento degli individui.
Istinto, tendenza innata.
Impulso, sollecitazione interiore più forte della ratio, della ragione.
Ma è proprio necessaria questa prefazione?
Forse no, perché le manifestazioni sessuali, che iniziano alla nascita, sono quelle maggiormente diffuse sulla terra.
Prendiamo le statistiche e le osservazioni demografiche che si riferiscono alla razza umana.
Tenuto conto del numero di uomini e donne viventi in tutto il mondo, dell'età, dello stato di salute, degli impedimenti temporanei, delle regioni, delle etnie, degli usi e costumi, si è giunti alla conclusione che sul nostro globo si hanno cinquecentomilioni (mezzo miliardo) di rapporti sessuali al giorno. Cioè quasi ventunomilioni l'ora, 347.000 al minuto, quasi 6.000 al secondo.
Mentre leggete queste poche parole, mentre contate fino a cinque, trentamila persone si stanno accoppiando, quindicimila eiaculazioni, e poiché il liquido seminale emesso ogni volta varia da 2 a 5 centimetri cubici, prendendo per media 3 centimetri cubici, si ha che nello stesso periodo, cinque secondi, scorrono 45 litri –quarantacinque!- di sperma.
Tutto ciò non per giustificare –perché non c'è nulla da giustificare- ma solo per spiegare che l'attività sessuale è la più diffusa al mondo, la più naturale, la più istintiva, e che nulla ha a vedere con la ratio: è un impulso, un istinto, una normalità, risponde alle necessità previste e imposte dalla natura.
Per vivere dobbiamo respirare, nutrirci.
Per dare la vita dobbiamo accoppiarci.
Prosecuzione della specie, dettato della natura, e per questo l'atto sessuale è così piacevole, attraente, appagante, altrimenti le specie viventi, molto probabilmente, sarebbero già estinte.
Non per niente si parla di 'appetito sessuale'. Appetito, cioè sensazione che accompagna un bisogno da soddisfare.
I punti essenziali sono, dunque, 'bisogno' e 'soddisfare'.
Quando hai sete sei certamente attratto da una sorgente limpida e pura, fresca e spumeggiante; da una bibita gradevole. Ma se hai la gola inaridita, e stai boccheggiando per mancanza di un liquido che spenga la tua arsura, anche una pozza melmosa fa al caso tuo, anche la tua stessa orina.
Quando le budella si torcono per la fame, non ti fermi dinanzi a nulla, neppure di fronte al cannibalismo.
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Gli Stein erano una famiglia quieta. Gente tranquilla, educata, cortese ma non portata a rapporti confidenziali con gli estranei.
Erano alcuni anni, ormai, che curavano la loro 'Oreficeria', in una via molto commerciale. Un negozio a tre porte, abbastanza elegante ma senza alcuna ostentazione di lusso o pretesa. Oggetti di ottima qualità e fattura, a prezzi abbordabili per la variegata clientela.
Certo, chi avesse voluto gioielli preziosissimi, di quelli che costano cifre iperboliche, non li avrebbe trovato dagli Stein, anche se erano ben esposti orologi di gran marca e pietre da diverse migliaia di euro.
In negozio c'erano, in genere, David e Anna, e il loro vecchio commesso.
David e Anna s'erano sposati venti anni prima, lui poco più di venti, lei diciotto, e dopo un certo periodo trascorso in casa dei genitori di David, e dedicato a raffinare la conoscenza dell'arte e del commercio dei gioielli, nel grande laboratorio di Gioacchino Stein, detto il vecchio, s'erano messi in proprio.
Bila, la prima figlia, frequentava il primo anno di Scienze della comunicazione, a diciannove anni.
Cesare, diciotto, stava terminando il liceo.
Vita abbastanza appartata.
I giorni di festa li trascorrevano a casa di Gioacchino, il vecchio.
I genitori di Anna erano tornati nella loro città natale, Trieste.
Abitavano verso la periferia, un appartamento molto ampio, all'attico, ma con un pezzetto di giardino. Il tutto affidato alle cure di Anna, la domestica, che andava al mattino, si occupava di ogni cosa, e la sera se ne tornava a casa sua.
Avevano acquistato quella casa in fase di costruzione, e, quindi, era stato possibile, pur nel rispetto dei muri maestri, suddividerla a loro piacimento.
Due porte, sul pianerottolo, una per il lato giorno, ingresso, cucina, tinello, salotto, sala da pranzo, bagno, studio di David; l'altra per il settore notte, tre ampie camere da letto, con angolo studio per i ragazzi, e ognuna col proprio bagno. La matrimoniale era in fondo al corridoio.
Quando giungeva a casa, David diceva che era nella sua 'Torre', nel suo regno, nella sua fortezza, nel suo 'quadrato'. Perché la Torre di David era quadrata. E il balcone che girava tutto intorno, era il suo camminamento, punto di osservazione e di dominio.
Dominio che esercitava anche in casa, dolcemente, patriarcalmente, accettato da tutti, non subito.
Anna e Bila erano due gocce d'acqua, viste da dietro non si distinguevano. Stesso aspetto fisico, stessi capelli, stesso modo di camminare. Nessuna differenza nelle deliziose proporzioni del corpo. Solo nel volto si poteva appena scorgere la differenza di età.
Potevano scambiarsi gli abiti senza problemi.
Quando erano nella cabina della piscina, nude, era ancora più difficile distinguerle. Pelle non molto chiara, liscia come il velluto della pesca, fianchi meravigliosamente disegnati, glutei scultorei, seno non troppo voluminoso, con lunghi capezzoli, a oliva, e senza necessità di sostegno alcuno. Neppure per Anna. Identico il boschetto di riccioli che adornava il pube, e ventre liscio. Non una smagliatura in Anna, madre due volte.
Donne meravigliose, affascinanti, eccitanti, attraenti, desiderabili.
David portava egregiamente i suoi 'anta' e aveva un volto sereno, con un'espressione decisa, non prepotente o autoritaria.
Cesare era il più alto di tutti, con un fisico prestante, senza superflua muscolosità. Volto tranquillo, occhi vivaci, intelligenza acuta, pronta, perspicace.
C'era, nel loro modo di vivere, molto affiatamento, e un certo ché di primitivismo nel comportamento. Nessun conformismo ipocrita verso quello che era naturale. E ciò che era naturale lo era per volontà del Signore. Quindi non poteva essere riprovevole. Ed è bello esaltare l'opera del Signore.
Cosa di più bello e grande della creatura creata da Dio, a sua immagine e somiglianza?
Perché nascondere questo capolavoro divino?
Quindi, osservare le farisaiche convenzioni in pubblico.
Essere liberi, sentirsi liberi in privato.
Si poteva girare per casa nudi.
Niente chiavi alle porte.
Docce senza tenda.
Sì, va bene, d'accordo, ma, come si è detto, la natura, almeno quella umana, ha le sue caratteristiche, le sue repulsioni, ma anche le sue attrattive.
Il corpo di una femmina è un'attrazione naturale per un maschio.
E viceversa.
Anche fare l'amore, accoppiarsi, è una cosa naturale, e David e Anna non soffocavano certo le loro manifestazioni di godimento sessuale. La porta era chiusa, ma gemiti e mugolii, sospiri ed esclamazioni liberatorie, a testimonianza del loro appagamento, si propagavano chiaramente per casa, fin dentro le camere dei figli.
Era normale, naturale, logico che mamma e papà si unissero carnalmente, formassero una carne sola, ma da un certo momento in poi le reazioni andarono sempre più crescendo.
Bila avvertiva un certo vellichio tra le gambe.
Cesare doveva attendere che le sue erezioni si quietassero.
Bila considerava il fallo del padre come l'artefice della sua esistenza, ma anche come soluzione del 'problema sessuale'.
Cesare sapeva che era nato dal grembo della madre, quel bellissimo grembo impreziosito dai riccioli neri, ma sapeva anche che era lo scrigno dove uno scettro virile poteva trovare pace.
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Era nelle cose.
Anna a negozio.
Cesare a godersi il riposo dopo gli esami di stato, al mare con gli amici, sarebbe tornato l'indomani.
Anna al supermercato, per le compere.